lunedì 12 maggio 2008

Renato Farina, neo deputato e neo blogger


Renato Farina è stato eletto deputato nel Popolo delle Libertà nella nuova legislatura. Mi era sfuggita questa chicca elettorale, tanto quanto la proposta della PDl di riconoscere a Farina l' Ambrogino d'Oro dopo la sua condanna.

Ex giornalista,ex vicedirettore del quotidiano "il Giornale", de Il resto del Carlino e di Libero,ora opinionista, in codice presso il Sismi come Betulla , è stato infatti condannato a 6 mesi di carcere per favoreggiamento nel 2007 e radiato dall'ordine dei giornalisti. La condanna fu inflitta per via del suo intrattenere rapporti con il Sismi (fin dal 1999), dietro compenso di 30.000 euro in più tranche, e di aver intervistato i PM Spataro e Pomarici (titolari dell'inchiesta sul sequestro Abu Omar) al fine di carpire informazioni da trasmettere al Sismi.
Il neo onorevole Farina si è sempre difeso, reoconfesso, appellandosi ad alti ideali di difesa dell'Occidente assediato. Ma in molti non l'hanno digerita.

Per molto meno oggi Travaglio è salito in prima pagina, accusato da tutti di aver diffamato la II carica dello stato con attacco unilaterale (che voglia dire non si sa) e senza contradditorio.
Che ha detto Travaglio ?
Ha espresso l'opinione (a domanda) che il giornalismo sia compromesso con il potere, che l'opposizione sia silente e spesso compiacente e ha citato a sua prova il passato del Presidente Schifani . Poi ci ha aggiunto qualcosa di troppo e non necessario. Era in RAI e questa ribalta eccessiva non piace. C'è una resa dei conti in atto.
Ha fatto il giornalista, fatti ed opinioni, ma non l'hanno digerita bene. Reinterpretazioni o smentite dei fatti non li troverete da nessuna parte sulla carta stampata, solo sdegno gridato ai quattro venti per aver piazzato il Presidente in fondo alla scala di gradimento della storia d'Italia.

Renato Farina invece è in Parlamento, con la complicità di una legge porcata, promosso per quel suo supposto e piagnucoloso sacrificio di giornalista cristiano e integerrimo, che non lesina di essere pagato per esercitare a nome altrui le prerogative di un tesserino per passare le sue informazioni al Sismi in violazione del codice (penale, non solo deontologico). Siamo in guerra , si giustificava.
Nemmeno l'Ordine più retrivo d'Italia l'ha difeso, la PdL lo premia abbondantemente.
Alleluia !

A che pro aprire un blog nel 2007, e fare prove il 5 aprile il 2008? ...ammesso che sia suo.




1 commento:

Anonimo ha detto...

13 maggio 2008 | 10:01
Caso Schifani: ragioni ed errori di Marco Travaglio
L'ennesimo esempio della "scomparsa dei fatti".

Giuseppe D'Avanzo, giornalista di Repubblica, interviene oggi, sul caso Schifani-Travaglio.
Il bravo D'Avanzo si toglie qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di un collega che non ha mai sopportato, spiega ottimamente le sue ragioni, ma svicola proprio sulle lezioni del caso Schifani. Il giornalista di Repubblica, infatti, chiude il suo articolo invitando al rispetto dei lettori, ma non indica soluzioni, preferisce non approfondire e, soprattutto, contribuisce alla scomparsa dei fatti.
Eccoli, in breve:
Marco Travaglio ospite di "Che tempo che fa" per presentare il suo libro "Se li conosci li eviti " (scritto con Peter Gomez) risponde alla seguente domanda del conduttore:
"Ci spieghi quale criterio viene scelto per la priorità delle notizie che appaiono sui giornali e in televisione. Qual'è il criterio con cui viene fatta la scelta delle notizie?"
Travaglio risponde che i giornali si ispirano alla televisione e che la gerarchia la decidono i politici, "perchè comandano la televisione". Poi, per spiegare le sue ragioni, arriva al caso Schifani:
"Se c'è distensione tra destra e sinistra non scrivo che Schifani ha avuto delle amicizie con dei mafiosi perchè non lo vuole nè la destra nè la sinistra. L'ha raccontato Lirio Abbate e viene celebrato giustamente come un giornalista eroico minacciato dalla mafia. Quindi, o hanno il coraggio di dire che Lirio Abbate è un mascalzone e un mentitore, o hanno il coraggio di prendere nota di quello che scrive della seconda carica dello Stato e chiedono semplicemente che la seconda carica dello Stato spieghi i suoi rapporti con questi signori che sono poi stati condannati per mafia".
Quindi Travaglio non chiede che Schifani venga arrestato, ma che i giornalisti pretendano chiarimenti al neo presidente del Senato.
Chiedersi come si sarebbero comportati i giornalisti tedeschi o inglesi resta una domanda retorica, perchè in Germania e in Inghilterra, avrebbero aperto i giornali con la notizia che il nuovo presidente del Senato ha avuto frequentazioni mafiose.
Alla seconda carica dello Stato è richiesto un curriculum limpidissimo. Trovare magagne di questo tipo sui politici è il sogno di tutti i giornalisti delle democrazie occidentali. Da noi, invece, si preferisce chiedere scusa pubblicamente al "povero" Schifani, mentre nessun giornalista gli ha chiesto i dettagli su quelle amicizie. Non l'hanno fatto prima che scoppiasse il caso con Travaglio, ed è grave, ma non l'hanno fatto nemmeno dopo. Dando ragione a Travaglio. Con i fatti.
A confermare le opinioni di Travaglio è, per altro, proprio Schifani che intervistato sulle frasi pronunciate a "Che tempo che fa" risponde: "C'è chi vuole minare il dialogo". Esattamente la tesi di Travaglio. "Certe cose non si dicono quando tra destra e sinistra c'è distensione".
Giuseppe D'Avanzo, invece, fa finta di non sapere tutto questo e scrive "Non se n'è più parlato perché un lavoro di ricerca indipendente non ha offerto alcun - ulteriore e decisivo - elemento di verità. Siamo fermi al punto di partenza. Quasi trent'anni fa Schifani è stato in società con un tipo che, nel 1994, fonda un circolo di Forza Italia a Villabate e, quattro anni dopo, viene processato come mafioso." Questo è il punto fondamentale, all'estero se ne sarebbe parlato comunque e si sarebbero chiesti chiarimenti ad ogni occasione. Si è fermi al "punto di partenza" proprio perchè troppi giornalisti fanno male il loro lavoro. D'Avanzo crede che il problema del giornalismo italiano sia Marco Travaglio? Per molti suoi colleghi è così. Infatti, ora si parla del comportamento di Travaglio e di quello di Fabio Fazio. Il fatto che il giornalismo italiano sia troppo prudente e che il presidente del Senato sia stato in società con alcuni che poi si sono rivelati mafiosi, non importa più a nessuno. I fatti riferiti da Travaglio sono scomparsi.
Ciò non toglie che quest'ultimo abbia prestato il fianco a molte critiche. La notizia delle amicizie scomode di Schifani è giunto dopo un attacco personale al presidente del Senato, paragonato alla muffa e ai lombrichi. Questo ha permesso a Fazio di scusarsi con Schifani per "le offese ricevute" e ha fatto credere a molti che ci fosse qualcosa di personale tra Travaglio e Schifani. Anche fuori dall'Italia non è gradito che un giornalista vada in un programma della televisione pubblica per paragonare ad un lombrico la seconda carica dello Stato.
A "Che tempo che fa" non abbiamo visto il solito Travaglio televisivo, freddo, rigoroso e preciso, questa volta è sembrato schiavo del suo personaggio e della battuta velenosa. Poco male, ma sarebbe importante capire quanto questo comportamento fosse premeditato.
massimiliano boschi