"La deriva" è il titolo del nuovo libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Descrive il lievitare delle cose irrisolte negli ultimi 40 anni d' Italia e il progressivo arretramento del BelPaese. Una memoria storica di quasi mezzo secolo non priva di lati paradossali e quindi umoristici.
La stagione cinematografica della Commedia all'italiana è stata prodiga di comicità sul pittoresco italiano, lato per cui siamo amati e incompresi anche all'estero. Nasce anch'essa circa 40 anni fa e si protrae fino a 30 anni addietro.
Nel 1977 esce un film tragico di Mario Monicelli, con un Alberto sordi drammatico: "Un borghese piccolo piccolo". Sono gli anni della giustizia fai da te, rappresentati nella cinematografia anche anglosassone da molti films di genere del tipo "il cittadino chiama e la polizia non risponde". Charles Bronson divenne un divo nel ruolo di giustiziere della notte.
In un certo senso "La deriva" è una storiografia della Commedia all'Italiana che prefigura amaramento lo scivolare del tempo sociale e istituzionale in una specie di incombente disastro.
Se proiettiamo gli anni '70 cinematografici ancora all'indietro, a quarant'anni prima, precipitiamo nel periodo dei telefoni bianchi dell'italietta fascista, il mondo dell'élite civettuola, lontana anni luce da quel che si viveva durante il fascismo e di ciò che presto sarebbe accaduto.
Amarcord di Federico fellini ricostruisce la chiave sognante di quel periodo lontano in una figura: la procace e disponibile Gradisca che sogna Clark Gable e finisce mestamente poi in sposa alla divisa di un carabiniere; solo nel sogno collettivo (si narra) la rossa si offra compiacente al Re d'Italia: "Gradisca...", mormora.
I paragoni culturali sono difficili e discutibili, ma una certa affinità è riscontrabile oggi con la distanza che separa la televisione e i suoi divi miliardari e vuoti dalla realtà che vive il paese. La televisione generalista (6 reti) ha un audience di 18 milioni di spettaori in prima serata ( 1 ora e mezza dalle 20:30 e le 22), la stampa quotidiana di ogni tipo ha una diffusione di 13 milioni di copie giornaliere di cui circa 1,3 milioni rappresentate dalla stampa sportiva ; ma pochi leggono i quotidiani che pubblicano almeno un terzo dello spazio settimanale allo sport nazionale.
L'italia è il paese al mondo dove in assoluto più si scrive di sport , praticandolo ben poco, che sognano successi personali impoverendosi progressivamente.Molti guardano i talk show televisivi e format che incitano alla selezione darwiniana (al casting per Il Grande fratello si sono presentati in 160 mila), e sognano quell'ambiente irreale a cui ci si avvicinano nella pratica scimmiottando e consumando rumorosamente il successo in una discoteca o incensando le gesta divi dello stadio, come i gladiatori nell'antica Roma.
Tra un Mazzola (padre) e un Totti c'e' tuttavia l'abissale lontananza nell'uso della lingua oltre che nel reddito.
"Signore e signori, buonanotte" è film ad episodi del 1976: Marcello Mastroianni , giovane giornalista televisivo, che corteggia vallette, rimane basito dalle dichiarazioni (logiche e arroganti) di un esponente politico. Ora non capita più , accade il contrario: il politico finge di essere indignato per quel che dice il giornalista.
La televisione privata in Italia nasceva allora , nei secondi anni '70 dei giustizieri, ma era vissuta come una liberazione, salvo divenire ben presto un quasi monopolio. I fermenti e le speranze erano ben diversi da quelle attuali.
Le interviste impossibili ora e da tempo non ci sono, sostituite da poche zone franche. Il silenzio in TV è una regola per copioni censori, e anche le poche eccezioni nel campo dell'informazione sono sistematicamente zittite. La Tv detta il ritmo finanche ai quotidiani che spesso titolano e compongono le prime pagine come quelle dei telegiornali del giorno prima o delle ore precedenti se hanno versioni online. La tv rischia di assomiglia più alla radio degli anni 30 che non la Rai degli anni '60.
Nemmeno i comici spesso sono tollerati in televisione, ben oltre Petrolini (futurista patentato e osannato) che pure poteva esprimersi nel cinema in una riedizione filmica del 1930 del teatrale "Nerone" del 1917 non senza uno sberleffo all'allora regime.
Napoli oggi brucia, l'esercito è alle porte, le partite di calcio sono pretesti per scontri; Maradona, talentuoso, sì, ma anche evasore di 34 milioni di euro, gira per l'Italia per beneficenza, senza che si riesca a racimolare alcunche del suo debito. Troppo famoso, quindi intoccabile, soprattutto a Napoli e presso tutti i lettori e consumatori di Calcio.
Signore e Signori, buonanotte !... e spegnete la televisone, se potete. Il mondo è ben oltre, qualche volta peggio, spesso meglio.
domenica 18 maggio 2008
La Deriva, tra la televisione e Napoli
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