mercoledì 16 aprile 2008

Miracolo a Milano ?

Finito, chiuso.
Il sisma elettorale del 13 aprile è in tre note: centrodestra e Lega rampanti in netta maggioranza, sinistra estrema che torna alla condizione extraparlamentare, semplificazione del polverone parlamentare.
Meno confusione quindi, ma i corollari sono altri.

L'Italia e' un paese di vecchi, di impoveriti, una terra di immigrazione straniera. Molti gli accattoni, istituzionali al sud, e per necessità al nord. La mobilità discendente della condizione sociale si traduce in poche cose: ho tirato cinghia fino ad oggi e perchè mai non ve ne siete accorti ? Ho diritto alla casa per me e per i figli e le date agli immigrati, cerco soldi in banca per i miei figli e devo ipotecare casa mentre gli immigrati hanno fido, rispetto le leggi e aprite ai Rom che delinquono.
Non e' proprio così, è appunto una semplificazione fallace, ma la si vive in questo modo. E si vota di conseguenza: mi hai lasciato solo e mi cojoni da 15 anni, emmò basta.

E' il boom facile facile della Lega. Gli invisibili si vendicano, la disperazione emerge e spera in qualche miracolo delegando in massa ad un miliardario.
La popolazione italiana sopra i 60 anni è di 15 milioni di individui, un quarto dell'intera popolazione, concentrata per meta' al Nord. Gli operai sono concentrati soprattutto al Nord, come ben si sa. Si può ben sostenere che un quarto della popolazione italiana vive terrorizzata da una ulteriore recessione e dalla inflazione già ampiamente tangibile.
Tutta qua la cifra del declino: scelte mai fatte, divisioni esasperate e occasioni sempre rinviate sulle spalle altrui, una gente stanca di essere invisibile.
Basta farsi seghe, basta con le demagogie. Ridateci casa, sembra uscire dalle urne. Che poi avvenga davvero, difficile dirlo. Ma questa è la speranza, piuttosto incattivita, ma non senza fondamenti.

Miracolo a Milano è del 1951. Un martinitt, un orfano come Del Vecchio di Luxottica, nato sotto un cavolo, esce dall'orfanatrofio, non ha casa. Ottimista e altruista il nuovo homeless trova alloggio in una baraccopoli della periferia di Milano dove contagia i barboni con il suo animo gentile e semplice, che sogna che "buongiorno" voglia dire solo "buongiorno". Sgorga miracolosamente il petrolio in quella periferia dimenticata come in u8na favola , ma subito un costruttore avido vuole requisire quel pezzo di area.
Ai Barboni non resta che emigrare, volando, a cavalcioni delle scope degli spazzini verso il loro sogno.
Partono verso est o verso ovest ? Questo un lungo dibattito che accompagnò il film, considerato consolatorio e bocciato in patria dalla classe politica di allora come accadde per tutto il filone neorealista.

Ecco una scena, poetica e surreale, del bel film di De Sica, tratto dal libro "Toto' il buono " di Cesare Zavattini. La gioia del tepore.
Pellicola girata in altri tempi, con ben altre ingenue speranze.




3 commenti:

Anonimo ha detto...

Un blog molto intelligente. Complimenti.

Mi piace chi riesce a non essere mai banale.

Ho messo il tuo link nel mio blog.

Buona giornata

Anonimo ha detto...

"Un blog molto intelligente"

E' presto per dirlo Klara, ma fa piacere. Ti aggiungerò presto... e grazie !

Anonimo ha detto...

Che cos'è una sconfitta? Io ho visto guerre e ho visto sconfitte. Che succede se il vincitore invade un mondo? Chi è che ci rimette? Io? La gente come me? (...) Ricordatevi bene di questo: (...) in media su ogni pianeta ci sono cinque o sei pezzi grossi che mandano avanti la baracca. Questi vengono eliminati e io non perdo certo il sonno per loro. Avete capito? E il popolo? E la gente comune? Certo, qualcuno ci rimette la pelle e gli altri pagheranno per alcuni mesi un po' di più di tasse. Ma in breve tempo la situazione si normalizzerà. E poi tutto tornerà come prima, solo con cinque o sei pezzi grossi diversi.
(Isaac Asimov, "Il crollo della Galassia centrale")