mercoledì 9 aprile 2008

Clochard, nomadi poeti


La Milano da bere ha un gran cuore, come il telefono di Google a San Francisco.
Homeless, clochard, barboni lingue diverse per sottolinere una condizione sociale un po' poetica e patetica, sempre un po' depressa, difficilmente scelta, bensì coatta.
La cifra di chi vive in povertà e in miseria a Milano: circa 200.000 persone. Il 15 per cento invisibile della popolazione milanese. I clochard pero' sono solo 5000. Gente che ha "rinunciato" da tempo all’auto, eterni bambini poetici che devono ricorrere ai centri di assistenza per il cappotto, per un paio di scarpe, per il pane, il latte, il sapone ed altri generi di prima necessità.
Fortunatamente non hanno nessun problema per i mutui a basso rischio che han causato il terremoto per la UBS Bank, e praticamente il fallimento della Bears Stearns sull'onda del credit crunch ( la lista è lunga e per nulla completa) . Per definizione i barboni sono senza casa, al contrario dei barboncini bianchi.

La stazione Centrale e le aiuole della metropolitana di Roma e Milano di notte si animano di homeless, ma queste anime rassegnate un pizzico di fastidio antiestetico lo sollevano. Quindi Achille Colombo Clerici (presidente Assoedilizia che mai vorrebbe succedesse questo) nella citta' degli Hotel a 5 stelle, suggerisce per il presente, e soprattutto in previsione di quanto avverrà, di mettere a disposizione dei clochard delle “tendopoli” (con tende ad igloo monoposto) notturne dislocate negli spazi di verde pubblico in diverse zone della città (tendopoli che di giorno vanno rigorosamente smontate smontate), per usufruire delle quali non è necessario mostrare documenti. Milano non e' meno di Parigi parbelau !

Anche gli artisti si mobilitano e naturalmente la griffe , spagnola questa volta, è stata pensata per tempo. Sotto quei cappotti e in quei mucchi di cenci si pensa sempre possa battere il cuore e il genio di un Brassen, magari tradotto da Nanni Svampa in Milanese o il patetico e sbeffeggiante cuor d'oro di un Charlot.
Un Poeta vestito casual, vestito morbido e cascante, senza casa, ma che dorme nomade (e' la sua vocazione) in un igloo di plastica gonfiabile.

E pensarci prima ? Macche', non è tanto poetico, il cuore si mostra sempre dopo, a disgrazia avvenuta. E soprattutto non puoi dargli subito del tu ad uno che non e' barbone, perche' agli homeless d'annata resta solo il nome di battesimo tra questa e quella vita.

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