giovedì 18 settembre 2008

Tempesta perfetta, tra Wall Street e Berlusconi





La crescita infinita s'e' infranta nel settembre nero del Credit Crunch.

E' finita l'epoca del monetarismo, è terminata la fiducia illimitata verso il liberismo finanziario. S'e' infranto tutto nel cuore dell'America in un pugno di giorni. America che ora si appresta a diventare il paese record delle nazionalizzazioni.

E' morta definitivamente in questa fine stagione, molto triste e poco romantica, la dittatura della finanza sulla politica. Quella speciale ideologia, spacciata per antiideologia negli ultimi 25 anni, per cui ogni voto messo nell'urna era strozzato dalle compatibilità, non dell'economia che certo ne ha, ma da una dozzina di grandi istituzioni finanziarie che decidevano per tutti e dettavano le regole ai governi. Che spesso "erano" i governi.

Ora tutte lì, a chiedere elemosina e salvataggi, accattoni presuntuosi del mondo. Da Wall Street, in questi giorni Muro del Pianto, sono scomparese 8 su 10 banche di affari, è scomparsa la democrazia ideologica del mutuo che averebbe reso felice l'America dei poveri. Gettate in un pozzo nero le case automobilistiche d'oltreatlantico, sfruttato il petrolio fino all'ultima goccia finanziaria.
E' sparita la fiducia, quella certezza che lascia pensare che tutto e' immagine e carta modernissima, che l'impegno sia la certezza di un futuro libero e la premessa di ogni fortuna.
Favole anch'esse buone per i gonzi che non hanno risparmiato i furbi.

Si torna a zappare. Questa settimana ha spazzato via i sogni e tutto, nel mondo, appare più deprimente. I neocon si fanno miti.

Se non è la grande depressione (e non lo è perché almeno qualcosa di allora è stato afferrato) , certo la tristezza ha il sopravvento e l'accattonaggio si moltiplica.
Fino ad un nuovo equilibrio, situazione che richiederà tempo e ancora qualche sconvolgimento.

Amica mia ti afferro per il collo, solo tu, di sorso in sorso, nel mio impeto di tracannare, mai deludi.

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