mercoledì 30 aprile 2008

Contribuenti sul Web


L'Agenzia delle Entrate ha messo in rete i redditi degli italiani nel 2005. Una rivoluzione.

Il sito s'è intasato immediatamente ; gli italiani sono curiosi di conoscere il reddito dei loro conoscenti vicini e lontani, e presumibilmente di capire come venga mantenuto uno stile di vita ritenuto eccessivo o viceversa di conoscere qualche paperone sconosciuto.

Beppe Grillo ha tuonato , ritiene questa trovata un incitamento a delinquere, una informazione messa a disposizione di mafiosi e criminali, un incentivo in più ad evadere le tasse.
Filippo Facci, che lo odia Beppe Grillo fino al punto di stenderne una biografia pubblica biliosa e tutta veleni, mischiando nel peggior giornalismo alcuni fatti ad una lunga sequenza di gossip ora dovrà forse mutare anche la sua personale biografia, visto che macchianera è un blog anch'esso per modo di dire e visto che ormai il nostro scrive su principali quotidiani e appare su tutte le TV.

Una informazione aggiuntiva si presta in effetti a molte utilità, anche contrapposte , ma l'idea che questa iniziativa sia un invito delinquere mi pare eccessiva. Io non ho questo timore per me, sono un accattone e nulla ho da perdere, posso constatare solo che sto in buona compagnia. Un certo e antico vezzo di Visco lascia invece ritenere che , volendo, non ci si ritrovi più in certi stili di vita che si accompagnano a dichiarazioni dei redditi piuttosto striminzite.
Un sottile compiacimento verso la delazione fiscale quindi non è da escludere del tutto, ma mi pare che la trasparenza abbia il sopravvento. La trasparenza presenta qualche rischio, ma alla lunga offre benefici. Tra gli altri quello di offrire l'accessibilità a tutti per le informazione importanti e non solo a quattro gatti dell'informazione di mestiere.

C'e' in questa alzata di scudi contro l'agenzia delle entrate buona parte parte del costume italiota. Il mio concittadino medio straparla sempre con indignazione delle tasse non pagate da altri ma si guarda bene dal mostrare i propri redditi con tutti i mezzi possibili. Comprensibile e umano elidere (permesso) e tentare di eludere(meno patriottico) le tasse, criminale evaderle, soprattutto quando quelle evase sono molte.

Ma non si capisce perchè mai debba essere criminale mostrare chi ha versato e quanto.
Un dichiarazione dei redditi fornisce uno stock, non come si è realizzato. E' o non è il denaro e la sua accumulazione il maggior sintomo di successo di questa Berlusconiana Italia ?
Se sì non vedo motivo per eclissare i maggiori contribuenti e i loro meriti, anche se a me interessano i contribuenti minori che crescono sempre di più e a cui sempre meno si guarda e presta ascolto.

Come finirà ? Probabilmente verrà messo tutto a tacere o fortemente limitato, le liste dei contribuenti (quasi fossero liste di proscrizione) spariranno e molti , questi sì, di coloro ch hanno qualcosa da nascondere tireranno un sospiro di sollievo, gli altri ritorneranno invisibili.

sabato 26 aprile 2008

La sicurezza

Tirarlo fuori dai pantaloni e misurare in classe chi ce l'ha più lungo non è molto bello. Nemmeno noi accattoni, un po' sedati dall'alcool lo facciamo per strada, e solo Dio sa se ogni tanto una scappatella non ci farebbe comodo. Ma se becchiamo uno stupratore lo denunciamo al volo, ci pare la cosa giusta da fare.

Insomma i bulletti non piacciono nemmeno a noi, ma questa idea che si lascia intendere che una insegnante quarantenne precaria faccia lezione sessuale con il metro ed il goniometro ci lascia perplessi. Piu' increduli che perplessi. Come ci lascia increduli questa roba qui fatta di disegnini solertemente analizzati che descriverebbero con certezza quasi scientifica abusi infantili consumati tra fratellino e sorellina.
Accade, non si puo' escludere, ma noi accattoni restiamo ostinatamente increduli.

Noi li vediamo questi ragazzini che ci insultano per strada , accampagnati dalle mamme che li strattonano per evitare che la loro curiosita' (a volte malvagita') si incontri con il nostro fiato pesante; ma per lo più ci sembrano vittime delle belle Nike sempre nuove (come mi piacerebbe averne un paio , anche un poco usate!) e di quelle cuffiette con cui ciondolano sordi a qualsiasi cosa. Li vediamo, ma non ci sembrano sessualmente deviati, semmai piuttosto abbandonati. E qui li sentiamo comuni. Eppoi da che mondo è mondo da soli o in compagnia dai 10 anni in poi qualche turbamento ha pigliato tutti.
Davanti all'insegnante effettivamente però non capitava o quantomeno erano (come restano e sono) bravate fatte sottobanco come nel film !Amardord) di Federico Fellini.

Dei bigotti ne sappiamo qalcosa, stanno purtroppo ovunque e non vedono l'ora di appioppare colpe inesistenti, tanto per tenere la strada della morale sulla retta via.
Ci fanno anzi un po' paura, i bigotti e i crociati, e quelli de "il Tempo" , anche se non siamo nemmeno noi accattoni dei santi, come nessuno, ma noi non siamo "balordi" con la legge anche se è difficile negare che siamo un tantino "suonati". Ma anche il tenente Colombo (alias Peter Falk) ,ad una certa età, e dopo tanti successi qualche pensiero depresso ce l'ha.

Certo è che i Rumeni da una quindicina di giorni sembrano gli unici responsabili di tutte le indicibili violenze sessuali e non che ci sono in Italia. Sono tanti e probabilmente troppi i rumeni qui, arrivati tutti d'un botto e questo è un bel problema, ma questo cosa che leggi nella cronaca che più del 50% dei misfatti dipendono da rumeni puzza come il mio maglione bucato.
E' un gioco perverso e stupido: la gente s'è convinta che i Rom siano causa dell'insicurezza e l'informazione centellina in prima pagina le notizie che i lettori (pochi) si aspettano e ci sguazza. Dai oggi, dai domani...

Eppoi basta un sospetto, uno sguardo insicuro, una macchina non lucida o trascurata, per attizzare il fervore della Ronda Padana di Oderzo. Sembra un film di serie B degli anni '70...

Mai nessundo che dica come stanno le cose: gli accattoni crescono solo perchè la povertà nel mondo cresce e la povertà si sfama nei luoghi in cui la ricchezza si concentra maggiormente. Si va dove qualche briciola arriva.
Anche nei paesi occidentali la percezione e il terrore della povertà avanza e pure in Italia non si scherza; ammesso che lo spartiacque siano di 930 euro come si dice qui, o che non peggiori quando si considera quella percepita , la differenza tra redditto effettivo e quello ritenuto necessario.
Mai contenti in Italia ?

No, la povertà aumenta, anche nell'Italia ricca e modaiola la temiamo, ma l'informazione non ce ne offre che scarsa nozione e le affibbia un eufemismo politicamente corretto: si chiama sicurezza territoriale.
Io ce l'ho più lungo, e così voglio tenermelo !



giovedì 24 aprile 2008

Sindacato l'altro Stato



Accadrà indubbiamente. Già si vedono i contorni. Sarà una marcia lunga, non un conflitto esasperato, ma sistematico. La signora Marcegaglia l'ha detto chiaro e tondo insediandosi in Confindustria.

Gli iscritti alle organizzazioni sindacali in Italia sono circa 12 milioni, la metà sono pensionati. In altre parole CGIL CISL e Uil (più altre sigle ) rappresentano e organizzano 3 pensionati su 8 e 1 lavoratore dipendente su 5.
Per ragioni storiche comprensibili, i sindacati giuridicamente non sono diversi da una bocciofila piuttosto numerosa, sono associazioni di fatto non obbligate a presentare alcuna informazione, se non volontariamente. Contano per quel che pesano e pesano per via del consenso che viene loro affidato nei fatti. Il consenso c'è, anche se un po' gonfiato e intorbidito.

Contrariamente ad una bocciofila hanno entrate ingenti e, con i tempi che corrono, non si manca di farglielo notare. In particolare l'enigma verte sui bilanci del sindacato. Per quanto ci si dia da fare non è possibile avere alcuna nozione , nèsui bilanci , nè sul personale e i funzionari. E' una impresa praticamente impossibile. Il personale lo vedi quando vai alla camera del lavoro o in piazza . E' lì mischiato ai militanti e questo basta.

Quante siano queste entrate quindi non si sa, ma il classico conto della serva , per quanto impreciso, è facile facile.
Un lavoratore dipendente tra tessera e contributi alla fonte versa alle OO.SS. tra i 120 e i 180 euro all'anno, un pensionato meno della metà , ricevendo in cambio assistenza, mutualità e ovviamente contratti di lavoro (sempre in ritardo). Arrotondando le ritenute per difetto si hanno 100 euro l'anno , una per l'altra, pensoniati compresi che versano meno. Si ottiene 12 milioni x 100 euro = 1.200 milioni di euro, ovvero circa 2.400 miliardi delle vecchie e defunte lire.
Per capirsi le entrate annuali del comune di Milano sono di 1.700 milioni di euro, quelle di Torino 1.300, quelle di Bologna circa 500 milioni.

Ma non è finita qui. In realtà, oltre alle entrate per contributi sindacali alla fonte, le OO.SS. usufruiscono di fiumi carsici di denaro, di greppie senza fonodo dello zero virgola: dall'INPS, dall'E.L.B.A, dalla comunita' europea per corsi di formazione, dai CAF dai distacchi sindacali a carico delle imprese, degli Enti, da patronati e via cantando. Oltre a questi ci sono le entrate di altri servizi (agenzie viaggi, retrocessione commissioni per convenzioni con assicurazioni, centri commerciali, banche) ..
La CISL, ad esempio, si è costituita come Onlus ed è il più grosso percettore italiano del 5 per mille. Come mai la CISL e non, che ne so la CGIL o Emrgency o Telefono Azzurro ?
Semplice, la Cisl ha il CAF più efficiente e frequentato e quando l'associato da incarico di
redigere la dichiarazione dei redditi convincerlo a sottoscrivere per la CISL è gioco da ragazzi. Ne ha diritto, è una organizzazione non lucrativa di fatto, perché mai non dovrebbe esserlo anche di diritto ?

La nostra servetta quindi arrotonda e dice Ohibo' ! , a naso le entrate annuali delle OO.SS. (suona male la sigla, lo so, ma funziona così) son pari alle entrate del comune di Milano, 1700 miliardi ovvero 3.400 miliardi delle vecchie lire. Un tesoretto.
Le servette si sa sono facilone e pressapochiste , a questa cifra si immaginano che il corridoio della Camera del Lavoro sia una piccola Montenapoleone. Ma non è così, non luccica nulla.

E le uscite ?
Si suppone siano in pareggio, nè piu' nè meno come Comune di Milano e qualsiasialtro Ente pubblico. E' certamente così, ma come si suddividono ?
Non si sa, perché i bilanci, ripeto, non ce ne sono per i comuni mortali. Oltretutto la natura federale e fortemente territoriale non consente di fare nemmeno delle supposizioni , di consolidare analiticamente anche là dove qualcuno li offre al pubblico di sua volontà (ma qualcosa non quadra). I bilanci ci sono, ma stanno nei cassetti, non sono pubblici nè trasparenti

I bilanci, quindi, sono bilanci sociali sul lato delle uscite, ma per nulla confortanti, per alcune categorie come i metalmeccanici, i tessili e i giovani . Di fatto loro sono piuttosto arrabbiati e al sindacato guardano ora, se non con sospetto, con qualche dubbio.
I pensionati un pò meno, perché contribuiscono in prima persona alla socialità spesso prestando opera gratuita in numerose iniziative (importantissime entrate intangibili), ma dei pensionati conta il peso numerico, la loro capacita' di mobilitazione attiva (lo sciopero, il picchetto) è ovviamente nulla. Il loro destino è evidente e , scongiuro! , qui sta la rappresentanza morente, ma pur sempre importante.

Il peso del sindacato è eccessivo, dice la Marcegaglia, ma vuole che sieda al tavolo a fare riforme sulla contrattazione. E' che da un pò si contratta con governi e poco in azienda. Ci han perso la mano alle OO.SS.

I dipendenti delle organizzazioni sindacali, pare che qui nulla di certo c'è, siano intorno alle 25.000 unità e la nostra servetta fa un conto semplice: 1700 milioni diviso 25.000 fa circa 68 mila euro l'anno. Sembrerebbe un signor stipendio, ma la donnetta non è ottusa e ne trae una sola evidente conclusione: la parte del leone delle spese sono certamente spese correnti, per il personale sopratutto, diciamo almeno il 60 % . Ma le altre ? Stampa, opuscoli, rimborsi viaggi, donazioni, manifestazioni, corsi, varie straordinarie, generali e varie.

In realtà funzionari e sindacalisti sono assai di più per via dei distacchi e permessi sindacali e le entrate ancor di più per via delle cariche riservate in amministrazioni ed enti al rappresentante del sindacato.
Insomma il funzionario sindacale è inserito in molte realtà pubbliche , ma sempre meno nella parte produttiva del paese. Parla un discreto burocratese , agisce come un militante politico invischiato in interessi di categoria e categorie lontane tra loro, media molto più di un tempo tra necessità diverse , ma arriva sempre quando le uova nel paniere sono irrimediabilmente rotte.
Il fatto che poi da non molti anni nei sindacati si parli di bilanci altrui e delle compatibilità altrui e mai dei propri e anzi frapponga sempre ostacoli ad una corretta informazione , infastidisce un po'. Qualcuno non manca di farglielo notare e parla dell'altra casta.

E' una forza consistente, necessaria e utile, ma che si è dissanguata proprio là dove c'è necessità del suo apporto. Si è sovrapposto ai bizantinismi della burocrazia pubblica statale e non, fino a confondercisi, tanto da non riesci piu' a cogliere le differenza tra un dipendente dello sportello dell'ufficio delle tasse e un sindacalista. Come un olio vischioso e denso il sindacato si è steso in su servizi e prestazioni allagando ogni forma di assistenza e prestazione, duplicandola con una burocrazia parallela.

Allora perchè mai 12 milioni di persone sono iscritte al sindacato, si chiede la servetta.
Oltre i motivi ideali che hanno un gran peso, il sospetto è che l'obolo (automatico) sia considerato come una assicurazione (se non tasse) e che quindi, come per tutti i premi assicurativi, esista un certo grado di inerzia . Vabbè, pago, si sa mai.

In fondo a che serve una assicurazione: spesso a nulla. Ci si assicura su tutto, ma per lo più sono soldi buttati. Ci si dovrebbe assicurare solo contro gravi calamità, quelle che possono rovinare una vita come l'incendio, danni involontari a terzi, un terremoto e invece si sottoscrivono polizze piene di clausole sulla caduta per le scale o sul furto del cellulare, che sono solo una uscita netta senza ritorno.
Anche per il lavoro e il non lavoro ci si dovrebbe assicurare e qui il sindacato andrebbe a puntino. Per il lavoro dipendente il sindacato è la polizza giusta, vale la pena, ha senso: se perdi il lavoro e rischi di rovinare la vita tua e della tua famiglia.

Ma è proprio quello che la nostra servetta contesta e constata: ha avuto l'impressione che l'assicurazione non abbia funzionato, di aver buttato soldi , e dio solo sa se ora non ne ha bisogno.
Era operaia alla Manifattura di Perosa, prima di fare la servetta, e dopo 20 anni, è stata licenziata. Al sindacato se ne sono accorti solo negli ultimi 2 anni , quando l'azienda era ormai fritta. Adesso se l'è comprata un cinese, che riempirà la vecchia fabbrica di musetti gialli. Per questo ora gli fa i conti in tasca alle OO.SS. Anche perché per trovare una nuova occupazione ha
dovuto rivolgersi alla ManPower.

Andare a Roma per il Primo Maggio a sentire il concerto sindacale ci va ancora con le amiche , le ex colleghe, anche con il vicino pensionato che è un mattacchione. Le fa piacere stare assieme a sentire il rock, a ciacolare durante il lungo viaggio, ma del resto non ne vuole più sapere.

mercoledì 23 aprile 2008

Daje, va’, damo soddisfazione al popolo

Accattone è un film di Pier Paolo Pasolini. Il suo primo tuffo nel cinema , quasi didattico ed elementare nella struttura filmica.
Il personaggio principale è un sottoproletario delle borgate romane, un perdigiorno senza arte nè parte che tenta di scampare con il lenocinio, da cui anche vorrebbe riscattarsi. Ma è un emarginato che coltiva un senso di morte inevitabile, non ha possibilità di altri traguardi.

Il termine accattone ha assunto in Italia il significato di "pappone" , anche se in realtà il sinonimo esatto è mendicante non necessariamente senza tetto. Nel linguaggio comune ha sempre una valenza spregiativa.
Il film, con molti riferimenti religiosi, fu considerato blasfemo e censurato nelle sale italiane. Le borgate romane e le baraccopoli furono oggetto di altri film della stagione della commedia all'Italiana e di studi sociologici negli anni '60, perchè attorno alla capitale si fermava una parte esausta della immigrazione italiana del miracolo economico che aveva come traguardi principali Napoli, Torino, Milano.

Le baraccopoli si sono riformate attorno a Roma capitale, l'umanità varia non è cambiata, il meccanismo e gli espedienti nemmeno, ma la nazionalità è per lo più straniera , quindi ora è assai più evidente e fastidiosa per l'occhio.

Qui le critiche cinematografiche degli anni '60 e una successiva ,del 1994, di Walter Veltroni.

martedì 22 aprile 2008

Welcome to Alitalia


"Air France-Klm - si legge in una nota ufficiale - ha comunicato ad Alitalia che gli accordi contrattuali annunciati il 14 marzo scorso con l'obiettivo di lanciare un'Offerta pubblica di scambio su Alitalia non sono più validi dal momento che non sono state soddisfatte le condizioni preliminari al lancio dell' offerta".

(AGI) - Roma, 7 apr. - In un' intervista al Corriere della Sera, Raffaele Bonanni risponde a chi sostiene che i sindacati rappresentino una casta e si dice convinto che l' ad di Air France-Klm, Jean Cyril Spinetta, sia pronto a tornare al tavolo delle trattative.
I signori della casta vera - tuona il leader della Cisl - dimenticano che siamo il corpo della societa', sottoposto piu' di ogni altro alla verifica del consenso'. Perche il sindacato per Bonanni non e' un potere ma un contropotere, che si costruisce con la fiducia di milioni di lavoratori, che pagano tra i 120 e i 180 euro all' anno per essere rappresentati'. Il leader sindacale ribadisce poi di non 'aver fatto scappare Spinetta e anche se fosse tornera', sono sicurissimo. Ha mollato perche' si e' trovato proprio come noi in mezzo a una campagna elettorale assurda, incasinatissima, dove tutti hanno fatto di tutto per strumentalizzare quest' affare dell' Alitalia. Ma
tornerà - insiste Bonanni - ha lavorato due anni e mezzo sottobanco e poi sopra per prendersi Alitalia. Non so qual' è il compromesso tra il governo e i francesi, ma mi pare che alcuni governanti abbiano scelto il silenzio, lasciandoci al buio. L' Alitalia - conclude il leader della Cisl - e' un' azienda ormai cotta. E' il mercato italiano del trasporto aereo che fa gola. Spinetta non e' un filantropo, vuole fare un affare.

Bonanni (abruzzese) è sindacalista combattivo cresciuto come rappresentante dei lavoratori edili e formatosi in Sicilia con D'Antoni. Il settore edile è mutato come un guanto negli ultimi trent'anni ma rimane il il responsabile del più alto tasso di infortuni sul lavoro in Italia (morti comprese). E' ora anche il settore industriale con maggior occupazione di extracomunitari (50%).
Il patto per l'Italia fu siglato nel 2002 tra sindacati e Governo (Berlusconi) e segnò la rottura sindacale tra Pezzotta (Cisl) e Cofferati (CGIL) che non ne condivideva i contenuti. Tra i sostenitori e redattori del patto un importante contributo fu proprio di Raffaele Bonanni , ora segretario della CISL. Pezzotta cambiò opinione senza mai ripudiare il Patto , ma considerò il governo Berlusconi inadempiente.

lunedì 21 aprile 2008

Donna (di Lega) lombarda





La vecchia radio non sintonizza facilmente, sarà lo schermo di vapori che impregnano locale.
E' questo un universo particolare dove l'umanità si suddivide tra i frettolosi amanti della doccia e i pigri metafisici che hanno appreso da tempo che si vive oggi in un tempo liquido.

Appartengo a quest'ultima delirante e minoritaria schiera che ancora dice: vado a fare il bagno. Con l'orgoglio della minoranza accendo anche la radio, spesso senza ascoltarla, ma per aggiungere onde e risciacqui all'acqua stagnante che mi sfiora il mento.

Ma ieri la sintonia era bizzosa e l'unica stazione apprezzabile era Radio Padania Libera. Scelta controvoglia, ma poi ne sono rimasto incantato; si e' aperto un mondo che i fiumi analitici d'inchiostro di questi giorni tratteggiano in modo poco convincente.
Una trasmissione, un format domenicale, di dediche o meglio di richieste di musica e canzoni. Conduce una donna dalla voce leggermente roca, dal timbro e dal piglio simile a quella della Zanicchi, pasionaria come la cantante. Nessun gioco di parole nè battuttine frizzanti come usano i DJ , molta felicità per i risultati elettorali.
Immersi nel bagno non si fanno statistiche; si elucubra, si pensa per analogia stracca, si attende una qualche illuminazione, ma Radio Padania trasmette inequivocabilmente una maggioranza di voci invecchiate, di maggioranza femminile, contente come bambine.

Buona Padania! è l'incipit o il commiato di Anna o di Emma, di Francesca da Tradate, di Rosa da Orzinuovi. Tutte conoscono i risultati, ma non li commentano. Un po' perché sono autoevidenti, ma anche perché tutte , questa maggioranza femminile silenziosa, parlano della festa a cui han partecipato a Brescia, a Vimercate, a Lecco e in centinaia di altri Comuni sparsi tra Lombardia e Veneto. Si conoscono tutte, almeno di voce tramite radio, e la pasionaria DJ ha l'aria di conoscerne molte di persona.
Se Jannacci non avesse perso la vena ne farebbe una ballata corale di personaggi popolari che commentano sulla piazza di Venegono.

Gli uomini, una stretta minoranza nel format, hanno un che di strapaesano: c'è il tirolese che giura presto farà la tessera a Milano pur abitando in Trentino, c'e' il Presidente dei Gazebo che da 15 anni piazza tende in tutto il nord, c'e' il 35enne bresciano che si rammarica di non essere stato riconosciuto dalla nomade DJ alla festa della Lega di Brescia, espugnata dopo 30 anni di comunisti: "..ma come , ero io quello con la bandiera verde tenuta alta per tutto il tempo in piazza, dalle 8 alle 12 (sera) !". Una identità di bandiera rimasta senza riconoscimento pubblico.

Vedo gli interni dell'appartamento di questa gente asseragliata da tempo dietro le case basse e i villini in economia; vedo il bicchiere di vino sulla tovaglia, sento il vociare divertito e la disputa politica, lo scarpiccio dei nipoti, mi immagino i gadget conservati come una reliquia dall'ultimo raduno di Pontida. Una casa ordinata eppur vociane: buona padania a tutti ! , niente buongiorno, niente buonasera. Ciao, sempre.
Così mi sono fatto l'idea che questi valori (o disvalori, dipende dal lettore) leghisti che dalle periferie assediano le città e si riconoscono in un battibaleno tra loro abbiano anche una componente insospettabile di persone di una certa età .

Gente comune, militante senza valigetta, impaurita dalla crisi che avanza strisciante da 20 anni, ex un po' di tutto (anche nel portafoglio) che sente o sogna un approdo sicuro rinfrancata nel voto oltre che da anni di amministrazioni locali leghiste certo non peggiori di tante altre .
E donne, molte donne degli anni 50 e '60 e anche di prima, come mai avrei immaginato, su cui grava il mio grande interrogativo: avranno leader all'altezza o rimarranno solo preda di personaggi a volte sagaci, ma spesso dall'aria furbacchiona e celodurista ?

Shampoo !!! Ora tutto si attutisce e anche Radio Padania Libera chiude; l'aria del Nabuccodonosor filtra appena tra la schiuma che ottunde le orecchie, lasciando fremere un fil di pelle all'eterno Va Pensiero.

Poter ascoltare la radio, questo è un indubitabile vantaggio che il vecchio bagno nega ai cultori frettolosi della doccia.

giovedì 17 aprile 2008

La leggenda di Rignano Flaminio


Correva l'anno 2007.

Il 23 aprile, redattori ormai dormienti, l'ANSA batte una notizia: "arrestati a Rignano Flaminio insegnanti della Olga Rovere accusati di pedofilia". Siamo sotto un ponte di festività e nelle redazioni si dormicchia nella noia, ma la notizia e' golosa sotto molti aspetti. Giornalisticamente è chiaro, si tratta del passaggio da Cogne alla Gogna.
Non è esatto il titolo, ma il tono ANSA pare lapidario: sono pedofili, insegnanti di scuola materna e in combutta tra loro. Nessuno controlla alcunchè, in fondo la storia risaliva all'ottobre precedente e ci si aspettava una iniziativa del magistrato. Sono arrestati ergo colpevoli di certo.

Per due mesi e ancor per molto a venire si scatena la bagarre sull'Asilo degli Orrori. Ci inzuppano il pane gli organi di informazione, i crociati della pedofilia, ogni sorta di basso desiderio di forca. Rignano Flaminio prima, la Scuola italiana poi e la pedofilia congiuntamente diventano Emergenza Nazionale : l'idea è che la violenza sessuale sui minori dilaghi nella penisola come l'acqua alta a Venezia e che ormai tracimi ovunque.
Occorerrà attendere alcuni giorni prima che questa delirio di indignazioni gonfiatasi come un gas indigesto nella pancia si incrini e che nella stampa si faccia largo un ragionevole dubbio e sopratutto un minimo di correttezza nel trattare la cronaca giudiziaria.
Pochi e rari coloro che mantengono vivo un barlume di ragione.
All'estero i quotidiani già sbeffeggiano il BelPaese, ironizzando sul caso delle nonne pedofile.

Era tutto falso, o meglio la gogna messa attorno agli arti degli accusati s'è stretta in virtù di una balla colossale. Le insegnanti erano vittime di una isteria collettiva locale alimentata dalla scarsa deontologia dei giornalisti, e dalla fretta degli inquirenti , testardi se non prevenuti o peggio superficiali.
Non fu cosa da poco , tanto che tutt'ora si crede che i pedofili siano una schiera incommensurabile , tutto il contrario della realtà esposta dalle statistiche . I denunciati di violenza sessuale sui minori sono circa 700, i condannati, spesso plurimi sono un paio di centinaia l'anno ; in tutto 1300 persone scontano la pena per un abuso su minori .
Un abbaglio collettivo questo di Rignano Flaminio, su cui sono prosperati i crociati delle organizzazioni antipedofile a caccia di fondi e di corde da insaponare e tentativi di carriera politica . Fino all'assurdo evidente di affermare che il giro d'affari della pedofilia è superiore a quello della droga e forse superiore a quello del traffico d'armi. Booom !

L'onda mediatica di allora ancora non è finita e tutt'ora negli asili bidelli e insegnati accompagnano i ragazzini in coppia a fare pipì, controllandosi a vicenda, nel terrore che qualche mamma sollevi un dubbio su possibili terribili giochi che si consumano sulla pelle della loro creatura. Perché no, in fondo tutto ormai pare possibile.

La pedofilia è deviazione sessuale odiosa per eccellenza e questo spiega l'attenzione al fenomeno, ma a Rigano Flaminio cinque insegnanti furono accusate di un cumolo di atti aberranti in un rutilante insieme di capi di imputazione: bevitori di sangue, satanisti orgiastici, predatori di bambini. Tutto falso, nato dalla bocca di un porta a porta di genitori influenzatisi a vicenda e da una vicenda giudiziaria costellata da errori di indagine tali da far vacillare il senso comune. Ne furono coinvolti magistrati, psichiatri di fama, analisti della psiche, politici, psicologi e istituzioni di vario genere.
Qualcuno, poi, si e' costruito una carriera politica, qualcuno ci ha provato, altri sventolano l'intransigenza per acchiappare voti.

Una vera leggenda metropolitana, come già era accaduto per altri asili in Italia, e come accadde trent'anni fa all'estero in un crescendo di isterismo insensato. Ma quando c'è la fede, ovvero si vuole credere in qualcosa di indimostrabile, non c'è scampo.

Intendiamoci purtroppo i pedofili esistono, ma in numero ben lontano dalla misura iperbolica che ci si vuole far credere in Italia da una pletora di associazioni che sono ormai quasi piu' dei pedofili veri e propri.
Piu' la storia è incredibile, piu' il dubbio si insinua; i mestatori esagitati della retorica degli angeli predati da pedofili potentissimi e inacciuffabili trovano ascolto e riconoscimenti.
Se sei il digraziato innocente che cade in questa follia di accuse che si autolimentano come le profezie sgangherate, non hai scampo.

Come sia potuto accadere un caso come Rignano Flaminio non si sa nel dettaglio, sebbene i meccanismi siano chiari. Sul falso nei media c'è un precedente tragico e planetario: la guerra in Irak nacque da provate inesistenti "pistole fumanti", propinate da tutti i governi a tutto il mondo e distribuite sulla stampa ampiamente in un clima di paura e indignazione.

2007, l'anno della follia e dello rivelata miseria della informazione nazionale, che purtroppo continua, come qui, dove la fame da nodo scorsoio e le panzane non si danno pace.

mercoledì 16 aprile 2008

Miracolo a Milano ?

Finito, chiuso.
Il sisma elettorale del 13 aprile è in tre note: centrodestra e Lega rampanti in netta maggioranza, sinistra estrema che torna alla condizione extraparlamentare, semplificazione del polverone parlamentare.
Meno confusione quindi, ma i corollari sono altri.

L'Italia e' un paese di vecchi, di impoveriti, una terra di immigrazione straniera. Molti gli accattoni, istituzionali al sud, e per necessità al nord. La mobilità discendente della condizione sociale si traduce in poche cose: ho tirato cinghia fino ad oggi e perchè mai non ve ne siete accorti ? Ho diritto alla casa per me e per i figli e le date agli immigrati, cerco soldi in banca per i miei figli e devo ipotecare casa mentre gli immigrati hanno fido, rispetto le leggi e aprite ai Rom che delinquono.
Non e' proprio così, è appunto una semplificazione fallace, ma la si vive in questo modo. E si vota di conseguenza: mi hai lasciato solo e mi cojoni da 15 anni, emmò basta.

E' il boom facile facile della Lega. Gli invisibili si vendicano, la disperazione emerge e spera in qualche miracolo delegando in massa ad un miliardario.
La popolazione italiana sopra i 60 anni è di 15 milioni di individui, un quarto dell'intera popolazione, concentrata per meta' al Nord. Gli operai sono concentrati soprattutto al Nord, come ben si sa. Si può ben sostenere che un quarto della popolazione italiana vive terrorizzata da una ulteriore recessione e dalla inflazione già ampiamente tangibile.
Tutta qua la cifra del declino: scelte mai fatte, divisioni esasperate e occasioni sempre rinviate sulle spalle altrui, una gente stanca di essere invisibile.
Basta farsi seghe, basta con le demagogie. Ridateci casa, sembra uscire dalle urne. Che poi avvenga davvero, difficile dirlo. Ma questa è la speranza, piuttosto incattivita, ma non senza fondamenti.

Miracolo a Milano è del 1951. Un martinitt, un orfano come Del Vecchio di Luxottica, nato sotto un cavolo, esce dall'orfanatrofio, non ha casa. Ottimista e altruista il nuovo homeless trova alloggio in una baraccopoli della periferia di Milano dove contagia i barboni con il suo animo gentile e semplice, che sogna che "buongiorno" voglia dire solo "buongiorno". Sgorga miracolosamente il petrolio in quella periferia dimenticata come in u8na favola , ma subito un costruttore avido vuole requisire quel pezzo di area.
Ai Barboni non resta che emigrare, volando, a cavalcioni delle scope degli spazzini verso il loro sogno.
Partono verso est o verso ovest ? Questo un lungo dibattito che accompagnò il film, considerato consolatorio e bocciato in patria dalla classe politica di allora come accadde per tutto il filone neorealista.

Ecco una scena, poetica e surreale, del bel film di De Sica, tratto dal libro "Toto' il buono " di Cesare Zavattini. La gioia del tepore.
Pellicola girata in altri tempi, con ben altre ingenue speranze.




sabato 12 aprile 2008

In God we trust


Dalle stelle alle stalle, basta niente. Si puo' anche raccontare e l'esperienza di questo travaglio ha un incipit per nulla scontato. «Non si diventa clochard per scelta, mai...».
Angelo Starinieri, 70 anni suonati, architetto e pubblicitario di successo, racconta storie piene di pietà, quella di chi ha vissuto l'esperienza come una scelta, ma solo dopo che la vita ha preso un'altra piega (ci tiene a dirlo). Ognuno ha la sua storia.

E' fortunato, a suo modo.
C'è chi rimane invisibile e si spegne in lughi squallidi dove cerca rifugio, senza rumore. E chi vittima del furore dello scandalo, nella città del casinò e delle canzonette, riceve una mano di botte fino alla morte. Come capita anche a
Mariano Tuccella che ottiene post mortem per un pestaggio un bell' ordine del giorno del Consiglio Comunale di Bologna. La "Via Senza Tetto" sparirà per far posto alla Via a suo nome.
Capita ogni giorno. A San Remo, a Varese, a Bologna. Città opulente, dove si lavora sodo, dove homeless e clochard si concentrano per stendere una mano, vittime di traversie pari a quelle dei morti sul lavoro. Vengono, quasi invisibili, da ogni parte del mondo. Solo profittaori e nomadi mendaci ?
I clochard non hanno Presidenti, questo li rende invisibili al pensiero, spesso all' occhio, sicuramente all'orecchio.

venerdì 11 aprile 2008

Umberto D

Un film di Vittorio De Sica, osteggiato negli anni '50 dall' On. Giulio Andreotti fino al punto di cambiare le regole delle provvidenze al cinema italiano per impedire che simili miserie apparissero nelle sale.
Il neorealismo cinematografico non piaceva, sbandierava troppo la miseria dell'Italia del dopoguerra che si apprestava a vivere il miraco.
Il protagonista era inerpretato da Carlo Battisti un anziano professore di glottologia della Università di Firenze mai piu' apparso su un set cinematografico.



Scheda Wikipedia

mercoledì 9 aprile 2008

Clochard, nomadi poeti


La Milano da bere ha un gran cuore, come il telefono di Google a San Francisco.
Homeless, clochard, barboni lingue diverse per sottolinere una condizione sociale un po' poetica e patetica, sempre un po' depressa, difficilmente scelta, bensì coatta.
La cifra di chi vive in povertà e in miseria a Milano: circa 200.000 persone. Il 15 per cento invisibile della popolazione milanese. I clochard pero' sono solo 5000. Gente che ha "rinunciato" da tempo all’auto, eterni bambini poetici che devono ricorrere ai centri di assistenza per il cappotto, per un paio di scarpe, per il pane, il latte, il sapone ed altri generi di prima necessità.
Fortunatamente non hanno nessun problema per i mutui a basso rischio che han causato il terremoto per la UBS Bank, e praticamente il fallimento della Bears Stearns sull'onda del credit crunch ( la lista è lunga e per nulla completa) . Per definizione i barboni sono senza casa, al contrario dei barboncini bianchi.

La stazione Centrale e le aiuole della metropolitana di Roma e Milano di notte si animano di homeless, ma queste anime rassegnate un pizzico di fastidio antiestetico lo sollevano. Quindi Achille Colombo Clerici (presidente Assoedilizia che mai vorrebbe succedesse questo) nella citta' degli Hotel a 5 stelle, suggerisce per il presente, e soprattutto in previsione di quanto avverrà, di mettere a disposizione dei clochard delle “tendopoli” (con tende ad igloo monoposto) notturne dislocate negli spazi di verde pubblico in diverse zone della città (tendopoli che di giorno vanno rigorosamente smontate smontate), per usufruire delle quali non è necessario mostrare documenti. Milano non e' meno di Parigi parbelau !

Anche gli artisti si mobilitano e naturalmente la griffe , spagnola questa volta, è stata pensata per tempo. Sotto quei cappotti e in quei mucchi di cenci si pensa sempre possa battere il cuore e il genio di un Brassen, magari tradotto da Nanni Svampa in Milanese o il patetico e sbeffeggiante cuor d'oro di un Charlot.
Un Poeta vestito casual, vestito morbido e cascante, senza casa, ma che dorme nomade (e' la sua vocazione) in un igloo di plastica gonfiabile.

E pensarci prima ? Macche', non è tanto poetico, il cuore si mostra sempre dopo, a disgrazia avvenuta. E soprattutto non puoi dargli subito del tu ad uno che non e' barbone, perche' agli homeless d'annata resta solo il nome di battesimo tra questa e quella vita.

lunedì 7 aprile 2008

I mattacchioni dell' Harry's Bar

Il dollaro batte oltre 1.5 euro. Una anno fa valeva 1.3 e tre anni fa 0.85. La svalutazione e' un problema serio. Cipriani lo sa e ci mette una toppa visto che anche Wikipedia è perplessa per il prezzo del minestrone nel 2001.

All'Harry's Bar di Venezia sono sensibili ai problemi degli accattoni, notoriamente in crisi di money e ineffabilmente vittime della rata del mutuo trentennale che pende mensilmente sulle loro teste. Cosi' hanno deciso di concedere sconti selettivi e mirati. C'e' ora da aspettarsi una folla di turisti da Harlem e di portoricani in eccitato volo low cost, per bersi il meritato Bellini e per mangiarsi il Carpaccio a prezzi stracciati.

Letterale, gli accattoni della ristorazione nobile, italiana e inernazionale, cosi' si pubblicizzano a costo zero sul Corriere della Sera:
«L'Harry's Bar, nei confronti degli americani, vittime dei "subprime" , ha deciso di elargire uno sconto speciale del 20 per cento su tutti i menù, augurandosi che il periodo di recupero sia breve».

C'è qualche pero': 35 euro per un antipasto, 40 per un primo piatto, oltre i 60 per un secondo, 5 euro di coperto più 15% di servizio, 10 euro per una bottiglia d'acqua, 14 per un aperitivo, 24 per una fetta di torta, 2.60 per un caffè, 4 euro un bicchiere d'acqua.
Una cosetta pesante, anche per un Paperone dollaroso con astinenza da sublime Carpaccio.

Un pranzo medio per due infatti costa quanto una pensione mensile minima , circa 400 euro. Meno che a Tokio tuttossomato.
A me basta l'offerta di un caffè o di mezzo litro d'acqua scontati, presto chiederò una donazione PayPal.

Ne ho bisogno.



La Repubblica degli accattoni

Inutile girarci intorno.

Il vecchio scarpone non e' solo un bel Paese di giovanotti sfortunati ed esclusi. Nel Bel Paese abitano anche gli anziani, concetto politicamente corretto per parlare di "vecchi" in in fieri. E anche loro ci abitano male, da tempo.
Il money e la finance d'Italia non li vedono, i media non ne parlano se non per rappresentarli come fieri, disperati orgogliosi e dignitosi, pantere grige indomite, o pensionati scomodi. Nelle pubblicita' son sempre nonni accattivanti.
La statistica sa bene che esistono, sono la legione del baby boom del 1950 e del 1960; i cultori del liberismo li indicano come uno dei guai del welfare congiunto alla fertilità decrescente.
Sono invisibili, gli anziani, se non nell'età media dei politici italiani, figurine per bene della tivvu', e nella lista degli iscritti ai sindacati, lì sono la maggioranza invisibile.

La Repubblica on line narra oggi la triste e patetica storia di Italo Giuliani, pensionato a 500 euro, che da 7 anni vive sotto il cavalcavia della tangenziale di Roma. Immaginatevi il frastuono del locale e il rombo sconquassato del cemento quando i TIR in fila indiana trasportano i container verso gli Ipermercati del Lazio : immaginatevi come l'acqua della vecchia pentola di alluminio bolle e sobbalza mestamente con il fornello, quasi canticchiando la patetica canzoncina di Renato Zero: Spalle al Muro.

Immaginatevelo Italo uomo fiero, indomito, che si accontenta. Cosi' deve essere, solo un silenzioso accattone, un homless sfigato, un barbone pittoresco, il patetico outsider miserevole verso cui allungare una mancia di celebrità.

Sempre il quotidiano di De Benedetti scopre il taccheggio degli anziani negli ipermercati della penisola come la nuova frontiera della povertà in Italia. I furtarelli dei pensionati son cresciuti del 50%, affermano i direttori angosciati, ma una cifra che sia, una non sola non la fornicono: e' cattiva pubblicità.

L'idea insinuata dall'articolista e' che stiano diventando una peste fastidiosa nell'immaginario collettivo, ben piu' dei clandestini, degli zingari, dei lavavetri.
Una vera novita', peccato che 15 anni fa ne parlasse un sociologo, tale Marzio Barbagli, proprio in merito ad una sua ricerca sul taccheggio: erano per lo piu' signore bene un po' cleptomani e anziani che cercavano di far quadrare il bilancio. Gia' allora intorno al 1990. Sembra un altro secolo, ma non lo e'. L'ombra si allunga su capelli sempre meno grigi.

Spallucce, in fondo è solo una pensione da fame, da tempo.

La rappresentazione giornalistica è assai approssimativa ed edulcorata. Sopra i 45 anni tutti sono a rischio accattonaggio. Basta un niente, una deviazione dell'economia, del costume, della salute: è sufficiente un errore da nulla , una impercettibile sventura inattesa o valutata male per scivolare lungo la china, in accelerazione inconsapevole, complice pero' solo l'età piu' che l'incapacità. Le porte si chiudono, i sorrisi del front end diventano sorrisetti, i ragionamenti appaiono frutto dell' Alzheimer.

Il problema è in fondo questo: i vecchi , e tali sono socialmente gia' gli over50, rischiano di essere tagliati irrimediabilmente fuori da una vita dignitosa, ancor prima che felice, che al crescere dell'eta' comunque sia la felicita' si non e' pienamente compagna.
In parte è inevitabile, parte integrante del ciclo di vita; spesso non lo è, e semplicemente gli accattoni aumentano. Diventeremo accattoni, taccheggiatori dignitosi, ladruncoli patetici, monito ancor piu' acceso per la produttivita'altrui.

Tanto vale convincersene: l'accattonaggio è la nuova frontiera, il target di spravvivenza per le Nuove Pantere Grige.

Io Accattono, chiedo donazioni, suggerimenti, offriro' sempre qualcosa e mi ingegnero'. Ma sotto le coscie orrende dei pilastri della tangenziale romana a respirare gomma cotta o furti nei supermercati non ne faro', nemmeno se le mie finanze, come accade gia' ora, hanno il respiro corto di solo tre mesi di autonomia finanziaria.
Lo dico con orgoglio, perchè per quanto ce lo si neghi, questa e' l'Opera da Tre Soldi che in modo crescente viene riservata agli over 50: accattonare.

Suggerite, ascolto. Inutile girarci intorno.

giovedì 3 aprile 2008

Tognazzi