La funzione sigmoidale è la curva principale usata per prevedere i punti di saturazione di una popolazione. In matematica è conosciuta come funzione logistica ed è spesso utilizzata per estrapolare e prevedere lo sviluppo della diffusione della tecnologia e delle innovazioni o della crescita.
Una variante importante è la curva di Hubbert, un geofisico e tecnocrate (questa era la sua posizione dopo la crisi del '29) della Shell Oil , che nel 1956 in una pubblicazione previde con esattezza il picco della produzione di petrolio negli Usa.
Il suo ragionamento era tanto semplice quanto spesso esorcizzato. I giacimenti di petrolio hanno una capacita' limitata e il loro sfruttamento raggiunge un massimo, dopo di che sarà necessario scoprire giacimenti sempre più onerosi. Insomma lo sfruttamento di un giacimento ( di petrolio o altro) ha un massimo teorico e stimabile, raggiunto il quale si creano costi crescenti. Questo punto massimo si chiama picco di Hubbert ed è simile alla massima frequenza di una curva a campana con il tempo sulle ascisse.
I suoi ragionamenti e la sua teoria (meglio sarebbe dire modello) furono esorcizzate, ma riacquistarono dignità e attenzione dopo il 1970 , 15 anni dopo la pubblicazione, quando avvenne il primo shock petrolifero. Erano anche gli anni in cui il Club di Roma di Aurelio Peccei pubblicò il celebre "Rapporto suiiLimiti dello sviluppo" , basato su equazioni derivative dinamiche, le cui conclusioni preconizzavano un limite temporale allo sviluppo mondiale causato dall'esaurimento progressivo delle risorse.
La teoria di Hubbert , e ancor più quella del Club di Roma, furono spesso accusate di catastrofismo e di non considerare importanti variabili, quali quelle del progresso tecnologico. In via teorica molti critici accumunarono queste visioni a quelle malthusiane dell'800 sulla popolazione, ritenendole entrambe fallaci perchè in quei modelli non era prevista la variante tecnologica.
In effetti qualcosa accadde dopo il 1975, proprio sul versante tecnologico: l'introduzione di massa dei computer permise di raggiungere risparmi energetici e produttivi di varia natura, ma nessuna innovazione sostanziale ha consentito di avviare un vero sostituto al fabbisogno di energia come accadde per il carbone due secoli fa o più di un secolo fa per l'elettricità. Men che meno sul versante dei trasporti dove il motore a scoppio , più o meno modificato o efficiente la fa da padrone da un secolo seguito dall'aviazione, tutte tecnologie che usano petrolio.
Bisogna riconoscere che l'estrazione petrolifera (una delle fonti energetiche disponibili e la più utilizzata) sembra ben corrispondere alle osservazioni di Hubbert. Dalla metà del 1960 le scoperte di nuovi giacimenti nel mondo iniziarono a decrescere e dal 1980 i consumi quasi si stabilizzarono.
Nel 1970 in effetti la produzione dei giacimenti interni agli Usa ebbe un picco e poi iniziò a declinare. Ovviamente non la domanda statunitense che oggi consuma circa i 21 milioni di barili giornalieri producendone internamente circa 9 milioni.
Un riadattamento del modello del picco di Hubbert ha previsto per il 2005 il picco mondiale del petrolio e per il 2010 quello cumulato per il petrolio non convenzionale. Esistono versioni più ottimiste, che considerando altri carburanti come i gas naturali e collacono il picco di queste produzioni tra il 2020 e il 2030, qualcuno si spinge più in là fino al 2050.
Da lì, decennio piu' o meno, si prevede un declino congiunto della produzione di petrolio , liquidi combustibili, carbone quindi una contrazione dell'offerta.
Il petrolio è quadruplicato come prezzo in 4 anni e questo sembra testimoniare che un picco è stato raggiunto, anche se nuovi giacimenti sono stati scoperti (kazakistan e Russia) e altri sembrano sottoutilizzati (irak). Il fatto è che esistono anche dubbi sulla effettiva capacità di alcuni immensi giacimenti funzionanti nel Golfo Persico da molto tempo e pertanto non c'è da essere particolarmente ottimisti.
Che l'attuale sia il picco definitivo o uno degli ultimi è difficile dire, certo non manca molto.
La relazione tra offerta e domanda di petrolio in relazione al prezzo lascia intravvedere una notevole speculazione, al momento non giustificata dalla situazione in essere. La prospettiva strategica di geopolitica è comunque delineata da tempo: i produttori mondiali principali con saldo attivo stanno nel Golfo Arabo e Russia Africa, i consumatori principali, in deficit energetico , sulle costa del pacifico (USA, Giappone, Cina) e nella vecchia Europa. E' anche chiaro dove si è spostata nelgli ultimi 4 anni la ricchezza finanziaria.
Il petrolio rappresenta attualmente circa il 40% di tutta l'energia mondiale, muove il 90% dei trasporti ; il 65% dei barili prodotti viene utilizzato nell'indotto per produrre e distribuire i carburanti. In pratica per ogni barile di petrolio estratto ( pari a 159 litri) viene impiegato un altro barile per mantenere in piedi l'industria petrolifera e la distribuzione. Un rendimento energetico scarsissimo.
La produzione annuale di petrolio nel mondo è circa di 25 miliardi di barili , ai prezzi odierni circa 3500 miliardi di dollari contro i 1700 miliardi di un anno fa e gli 800 di 4 anni fa.
La crisi energetica attuale è assai simile a quella del 1973, le soluzioni per uscirne le medesime: nuove fonti, minori consumi, risparmi energetici. Diversa la natura della crisi che si accompagna ad una maggiore disuguaglianza nei paesi occidentali, a un maggiore indebitamento, a un sospetto declino per la comparsa di nuovi player mondiali, a una crescita dei prezzi delle commodities. Tutti ingredienti per l'avvio di un discreto e prolungato processo inflazionistico.
La storia occidentale del petrolio inizia con Marco Polo in viaggio verso la via della Seta, forse con l'entrata della Cina sulla via tumultuosa dello sviluppo industriale si avvia verso un lento declino anche l'oro nero.
Essere catastrofisti non è il caso, ma questo spezzone di film del 1973 ha tutta l'aria di rammentarci come le tinte fosche presto appariranno anche sugli schermi, dopo che essere oggetto delle conversazioni del G8. Elementi comuni : la sovrappopolazione urbana, la scarsità di energia, la crisi alimentare. E naturalmente la parola d'ordine : austerity !
2022: i sopravvissuti
regia di Richard Fleischer
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