martedì 14 ottobre 2008

Di Notte i salmoni escono ... e vanno in città






Dicono che questa sia una società liquida, poi ti svegli è tutto trasformato in una sospensione di nebbie gassose. Anche la borsa, Moloch degli ultimi ventanni, arditamente si trasforma in un "incendio che va a picco", locuzione immaginifica.
Appaiono di questi tempi conversioni verso improbabili finanze etiche , su cui discettano gli stessi che che hanno costuito quelle non etiche; si affina l'occhio smarrito per il povero che pure sempre e' stato li' silente e sfigato; Scoppia, come un botto mediatico inusitato, la immancabile capacità storica di chi Urbi et Orbi avverte che "solo Dio è solido", per usare l'occasione di fare proselitismo divino.

Assisteremo a numerose conversioni ad U in futuro, ricche di vocaboli colti e rimescolamenti concettuali raffinati. Per la maggior parte false e interessate. Scopriremo il millantatore per via delle parole accompagnate dai gesti aristocratici, per la sua totale assenza precedente, per i comportamenti contradditori che richiamano sempre ai vecchi stereotipi. Vedremo pose ed abiti contenuti e studiati per mutare l'immagine , ora logora, e conseguirne una piu' consona ,patinata per i tempi.

Assisteremo però anche a mutamenti genuini, che si formano in pochi gesti o si fondano di poche parole, costruiti su immagini sincere che richiamano simpatia, condivisioni, disponibilità, . Ritorni di qualcosa che è andato perduto o stava per esserlo, disinteressati verso la precarietà.
Avanzeranno tra le pieghe della vita durante una passeggiata, si apriranno strada scostando le tendine di in una conversazione formale in un bar, esploderanno in un gesto muto e gentile alla Marcel Marceau.
Si leggeranno , perchè no, su un blog e assai di meno su un giornale lanciato nel teatrino di uno scoop.


Copio e incollo questo contributo rubato al blog Chiara di Notte, a sua insaputa. Non fidatevi mai del contesto per facili deduzioni o sommari giudizi.
Seguite il salmone , non scambiatelo per un sermone.




Perchè i salmoni risalgono il fiume ?
di Chiara di Notte

“Osserva la natura… ne trarrai insegnamenti che niente e nessuno ti potranno mai dare, Tündér, ne’ i grandi maestri di vita, ne’ alcun libro importante, perche’ siamo ospiti qui, e lo siamo solo per il tempo che ci sara' consentito di restare. Dobbiamo rispettare le regole… e' comunque il destino degli zingari di togliere il campo e partire e, bene o male, prima o poi ce ne andremo tutti.”

Eri vecchia, Nagyanya, quando te ne sei andata. Credo di non aver ricordo di te se non con i capelli argentati, la pelle avvizzita, gli occhi stanchi. Ma in paese c’e’ ancora chi ti ricorda giovane; una tua vecchia amica sopravvissuta alle vicissitudini ed anche un antico spasimante che riescono ancora a riconoscermi e che, quando m’incontrano, giurano che sono il tuo ritratto di quando avevi la mia eta’. Forse e' per questo motivo che, quando sono a casa, mi ostino ad assomigliarti il piu’ possibile; il mio abbigliamento, il modo in cui mi pettino ed un po' tutto s’ispirano a te.

Forse sara’ perche’ ti ho voluto un bene immenso, forse sara’ perche’ cio’ che ho fatto nella vita l’ho fatto anche per te, forse sara’ perche' mi mancano le tue mani che mi accarezzano i capelli, forse sara' perche' sei sempre nei miei pensieri, ma le parole che mi dicevi risuonano dentro come una musica eterna, e per me assumono il significato della saggezza.

Magari saggezza non era, magari eri solo una vecchia zingara ignorante che parlava dissennatamente, magari tutte le mie convinzioni sono errate, magari dovrei rivederle, modificarle, magari dovrei affidarmi a qualcuno… uno bravo, un maestro di vita che mi faccia leggere tanti libri, e che si curi di me smontando pezzo per pezzo tutte quante la mie convinzioni, che ne frantumi i cocci e li macini finemente fino a ridurli in poltiglia impalpabile, e poi la getti nel fiume, lasciandomi con niente in cui credere, niente da ricordare; un foglio bianco su cui scrivere una nuova storia, piena di nuovi sogni, e di nuovi dubbi.

Forse dovrei. Ma non posso. Non voglio.

Quando partii ero piena di dubbi e di sogni; ho percorso sentieri tortuosi, ardui, a volte pericolosi per giungere ad avere delle certezze, per giungere ad avere dei ricordi, per giungere a cio’ che sono, ora. Questa e’ la mia vita, non puo' essere altro che questa, e non mi va di ricominciare. Non ho la forza ne’ la pazienza per affrontare di nuovo il cammino.

“Il fiume scorre in una sola direzione”, dicevi Nagyanya, “dalla sorgente porta sempre al mare.”

E’ come la vita, e mentre tu arrivavi al mare, io scaturivo dalla sorgente. E adesso? Adesso in quale punto del fiume mi trovo? Dicevi che non era possibile saperlo “perche’ non tutti i fiumi hanno la stessa lunghezza.”

Avevo anche io i miei sogni ma adesso, a poco a poco, spariscono; vengono divorati dai ricordi. Non e’ giusto Nagyanya. Non e’ giusto. Tutti dovremmo avere qualche sogno che ci aiuti a sopravvivere, perche’ quando i sogni scompariranno, e ci resteranno solo i ricordi, allora significhera’ che anche il viaggio sara’ alla fine.

Ancora riesco a sognare, pero’… riesco ancora a farlo ma sento che non sara’ per molto. Presto anche io avro’ i capelli che da corvini diventeranno d’argento. Gia’ ho dovuto strapparmi un lungo capello che non era piu’ nero, Nagyanya; che significa?

Dimmelo tu.

Forse anche io, presto, avro’ la pelle avvizzita e gli occhi stanchi, e forse anche io, raccontero’ fiabe ai bambini... e di come l’acqua scorra in un unico senso. Ma l’acqua e’ eterna, Nagyanya, noi no. Lo hai detto tu: siamo solo ospiti, temporaneamente qui… presto ce ne andremo. L’acqua restera’ ma noi non ci saremo piu’.

Forse un giorno, fra moltissimi anni chissa’, qualcuno passeggiando per Tokaj incontrera’ una ragazza bruna con gli occhi chiari e dira’ “Sei il suo ritratto!”

Questo e’ il sogno che ancora mi resta, Nagyanya. Non sogno piu’ castelli principeschi immersi nel verde delle nostre colline, non sogno piu’ principi azzurri che vengano a destarmi, non sogno piu’ brutti anatroccoli che si trasformano in cigni, non sogno piu’ lupi cattivi, orchi, fate, streghe.

Tu per prima mi hai chiamata Tündér… Tundi… la fatina. Come posso dimenticarlo? E’ un ricordo questo, non un sogno. Come sono ricordi le cose che ho vissuto. La vita intera fino ad un attimo prima del presente e’ un ricordo. Non si puo’ sfuggire ai ricordi, essi ci inseguono e non esiste sogno nel quale rifugiarsi.

Cosa potrei dire alle mie sorelle che vivono nella citta invisibile? Che devono sognare e che devono dimenticare? E’ possibile farlo Nagyanya?

Dimmelo tu.

Come potra’ Dorina perdere il ricordo di chi le ha spezzato il braccio perche’ rifiutava di prostituirsi?
Come potra’ Mariska perdonare suo fratello che l’ha violentata?
Come potra’ Viola scordare di essere stata scacciata da casa per aver voluto tenere il suo bambino?

Come potra’ Karolin dimenticare l’indigenza in cui l'ha abbandonata il padre di sua figlia?

Cosa vado a raccontare a Dorina, a Mariska, a Viola, a Karolin? Che devono ascoltare le parole imbonitrici di chi nuovamente si propone con la fatidica frase “Io non sono come gli altri”?

Cosa posso dir loro? Che si deve scordare? Che si deve sognare? E soprattutto, come si puo' dimenticare e perdonare cio’ che hanno fatto a te, Nagyanya?

Ero fuggita anche per questo. Volevo giungere al mare ma non volevo seguire il flusso lento della corrente. Volevo arrivare dove eri arrivata tu, e volevo farlo in fretta. Volevo soffrire in fretta. Volevo capire in fretta…

Adesso forse ho capito. Mi sono conquistata le certezze sul campo di battaglia… forse. Nella lunga ed estenuante guerra contro i dubbi sono riuscita a vincere… credo. Ma c’e’ sempre qualcuno che ancora dice che dovrei ritrovare i miei sogni, scordare… perdonare. Ricominciare da capo.

Ma la vita non e’ qualcosa che si richiude su se stessa e che non lascia scampo, non e’ qualcosa d’immutabile, non e’ una prigione. Abbiamo un’unica cosa che ci appartiene veramente: il potere di decidere. Chi e’ che stabilisce che i sogni sono piu’ importanti dei ricordi? Chi e’ che determina che i dubbi sono piu’ necessari delle certezze? Chi indica le priorita’?

Dimmelo tu.

Nagyanya, dei sogni e dei dubbi non m’importa. Ne posso fare tranquillamente a meno. Non ho combattuto perche’ adesso ci sia chi, con un soffio, fa crollare il mio castello. Sono i miei ricordi e le mie certezze che fanno da cemento e che lo tengono su, e piu’ il cemento e’ forte, piu’ posso dedicarmi a quello che ha dato un senso alla mia vita.

Ricordi cio’ che dicevi? “I salmoni si affannano a risalire il fiume per tornare nel luogo dove sono nati, ed una volta giunti si riproducono e muoiono… non avrebbero bisogno di sprecare tante energie, pero' lo fanno. Forse sono dei ribelli che non accettano di rispettare le regole, oppure sono curiosi e vogliono trovare le loro origini."

Eccomi qui Nagyanya. Credo di essere giunta al mare e adesso sto risalendo la corrente. Come i salmoni, faticosamente, cerco di ritrovare le mie origini. So che quando giungero’ a destino potro’ andarmene in pace. Come ben sai sono sempre stata ribelle, ed anche curiosa, e credo di aver trovato la risposta alla tua domanda: i salmoni risalgono il fiume perche' loro, piu' di noi, hanno il potere di decidere dove morire.

3 commenti:

Accattone ha detto...

So che arriverai.
Ho poca audience, ma qualcuno leggerà.
Ci tenevo :)

Chiara di Notte - Klára ha detto...

Di notte arrivo...

E ti dico che non hai copiato tutto il post. Ne hai omessa una parte. Quella finale. Perche'?

Perche' non sai fare copia-incolla...

Buona notte. :-)

Accattone ha detto...

Sie era spuntato il lapis durante il periglioso trasporto
Spero di non aver fatto altri danni