martedì 15 luglio 2008

Del Turco e l'albero delle mele




"Intendimi bene Accatto', in verità ti dico: oggi vendi una collana, domani l'anello, fra sette giorni l'orologio d'oro; fra 77 giorni non ti resteranno nemmeno gli occhi per piangere".
Accattone , di Pier Paolo Pasolini




Carlo Bonini non è il vangelo, ma per quel che ne so ha sempre svolto con scrupolo e misura il suo lavoro di cronista giudiziario.
Qui scrive del caso Ottaviano Del Turco. Racconta di quattro mele da 50 mila euro, pomi portati dall'imprenditore Vincenzo Angelini al governatore dell'Abruzzo nell'ottobre del 2007. Tutto documentato dal pentito e astuto Angelini che raccoglie prove delle sue consegne con tanto di fotografie.
Gli appuntamenti per la consegna non erano presi mai da Del Turco , ma da Lombardo Quarta, capo della segreteria del Governatore che spiegò anche ad Angelini i motivi di tutti quei denari (6 milioni di euro in totale) : Del Turco voleva mettere in difficoltà Boselli e portare con sè 8 senatori dello Sdi direttamente nel Partito Democratico , in cambio Angelini avrebbe avuto una corsia preferenziale per le convenzioni con la regione Abruzzo in materia di Sanità.
Così direbbero le carte dell'accusa.

Se così fosse, l'idea che resta di questo Paese è che sia ora marcio fino all'osso e che l'accattonaggio degli umili e degli sfigati sarà una dolorosa necessità che si protarrà per lungo tempo.
Se ex sindacalisti prestigiosi come Del Turco o alcuni sindacalisti attuali della stessa regione praticano tangenti o distrazione di sodi pubblici, se si elegge un Presidente del Consiglio miliardario dedito a fare leggi per necessità personale e alla edificazione di un impero politico privato, se il sentito dovere di far politica poggia sulla costante delle corruzione e della tangente non possiamo fare altro che disperare.

Bonini racconta le carte e noi restiamo sgomenti. Possibile che l'ex segretario aggiunto di Luciano Lama, l'ex segretario dello scioglimento del PSI post Craxi, l'ex ministro delle finanze che faceva firmare a Pavarotti un assegno di miliardi per evasione fiscale sia ricaduto nella maledizione socialista delle tangenti ?

Il declino italiano inizia proprio in prossimità dei massimi fasti del socialismo italiano, in quegli anni '80 della Milano da bere e del crescente indebitamento pubblico fatto da teoria a pratica.
Gli anni scintillanti della borsa, della IV potenza mondiale, delle TV private concesse in mano ad un unico soggetto, della P2, della rivincita contro il sindacato ridimensionato nei suoi eccessi.
Nei primi anni '90 si scoperchiò il calderone, il PSI implose e i suoi resti confluirono da Berlusconi, protetti dalle sue antenne, o si sparsero in rivoli minuscoli sempre più o meno furbescamente pronti a rifondersi elettoralmente su spalle altrui . Le sigle di questi rimescolamenti per la sopravvivenza non si contano.
Del Turco uscì indenne. Spesso già nel regno di Craxi aveva denunciato un malcostume e l'esistenza di una questione morale che non andava preso sottogamba; sciolse poi il PSI, viaggiò per incerti lidi per approdare poi definitivamente nel PD.

Ma per i socialisti è la maledizione della vecchia e sbandierata stanza dei bottoni degli anni '60: se hai i bottoni a portata di mano hai potere e puoi mutare il corso della storia. I socialisti, quelli della tessera PSI, si piazzarono forse anche per questo in mille rivoli e si allearono con tutti: la Dc nelle regioni bianche, il PCI in quelle rosse. Le loro tessere non gli impedivano di essere iscritti ai sindacati rossi, a quelli bianchi o a quelli rosa (UIL). Una fame di politica smisurata, una pratica di trasformismi senza sosta, un sacrificio costante alla realpolitik disinvolta e tenuta assieme dalla condivisione di mille nicchie di potere diverse.

I padri del socialismo italiano, quelli che incarnavano la borghesia che si affacciava alla fine del '900, si rivoltano nella tomba e maledicono questi figli degeneri e presuntuosi.

Il caso di Del Turco , costretto oggi in prigione, ha una sfumatura detentiva inquietante, ma di per sè la vicenda non è impossibile. Vien quasi da dire che siamo rassegnati al peggio.

3 commenti:

Chiara di Notte - Klára ha detto...

Che pena!

Io non ero in Italia ai tempi dei fatti di tangentopoli. Cio' che so e' perche' l'ho letto sui libri.

Sai una cosa accattone? Una volta ero fiera della mia consanguineita' italica. Oggi preferisco sentirmi apolide.

E' un paese che per un breve periodo ho sentito "mio", ma che oggi (ahime') mi e' estraneo e distante. Purtroppo provo, pero', un gran dolore.

Anonimo ha detto...

Anche noi, popolo della panchina, ci sentiamo un po' distanti da casa.

Molto e molti sono cambiati, in peggio. Inevitabile, ma questo Paese esercita ancora una strana malia nonostante abbia generato squadracce di lanzichenecchi.
Amateci ancora.

Ciao :)

Accattone

Anonimo ha detto...

Carissimo,

se passi dal nostro blog abbiamo un pensiero per te!

I soliti due