sabato 2 ottobre 2010

Belpietro: il mistero della scacciacani fumante, come a Rignano Flaminio


Ci risiamo, nel senso che siamo in campagna elettorale e ogni evento vien sbattuto come lo zabaione, anche quando il fatto in se stesso non autorizzerebbe nessuna prematura conclusione (opinioni molte, conclusioni definitive nessuna).

La vicenda Belpietro ricorda Rignano Flaminio. Qui si parla di agguato, attentato e altro, là allora si parlava di bimbi stuprati. Il meccanismo è il medesimo, l'inconsistenza la stessa se non fosse per l'immediato partito preso sulla scorta delle dichiarazioni di Belpietro.Il direttore di Libero sa bene come si organizza una campagna stampa: trovi un fatto dubbio, lo condisci di sillogismi e coincidenze, lo animi con induzioni credibili e poi butti tutto in pasto all'ambiente politico irrorandolo di indignazione. E' il suo mestiere, appreso dopo lunga gavetta a fianco di Feltri ; il riflesso condizionato di vedersi al centro di coincidenze non gli par vero.
La prima versione dell'attentato alla sua persona infatti è proprio lui e ben presto, per quel che nelle redazioni ormai è l'ignoranza dei fatti accompagnata dai sillogismi facili e capricciosi, la versione attentato è dilagata su tutti i media.

In realtà la questione al momento è semplice: un tizio armato (una pistola, una scacciacani) si trova nel condominio della abitazione del direttore. Se ne accorge un poliziotto della scorta che un piano sotto l'abitazione dove ha accompagnato il suo sorvegliato lo scorge ; si vede minacciato quindi spara all'indirizzo del delinquente. Il tizio si dilegua mostrando di sapersi destreggiare tra le uscite del condominio.
Nessuno ha sparato a Belpietro, che anzi dichiara di non essersi accorto di nulla. La questura non ha nessun indizio, tant'è che la Procura apre un fascicolo per tentato omicidio verso il poliziotto, presumendo che il malintenzionato avesse una pistola che ha fatto cilecca (ma poteva pure essere una scacciacani).

Il sillogismo (errato) è facile facile: un tizio ostile verso la polizia è pescato vicino all'abitazione di Belpietro, Belpietro è sottoscorta per minacce pregresse, quindi il tizio minacciava (voleva attentare) Belpietro.
Se poi uno ci mette campagne d'odio presunte (fischi ad alcune manifestazioni sindacali e politiche, un petardo, dichiarazioni feroci alla Camera) il gioco è fatto.

In realtà possono esserci mille motivi per cui il tizio se ne stava lì in un condominio signorile del centro storico di Milano . Ma le coincidenze (leggi deduzioni affrettate e comode) in un paese dove la stampa stessa è ricca di fantasie di congiure di ogni sorta, appaiono inoppugnabili : ATTENTATO (o in tono minore agguato)!
Belpietro è ovviamente scusato a pensarla così e a condire la questione delle sue considerazioni, ma il resto della stampa lo è altrettanto ? Pare proprio di sì, con il bel risultato di dare in pasto alla pubblica opinione una teoria o un teorema al momento attuale indimostrabile, ma che agita le pance. Una campagna mediatica appunto, che per alcune testate parrebbe addirittura redazionalmente controproducente. Per esempio quella de il Fatto quotidiano.

Si diceva Rignano, per via del meccanismo e della unanimità (tutti i quotidiani e le TV forniscono la medesima versione nei titoli, ma nessuna prova nei fatti), ma anche per l'evidente interesse a dimostrare l'esistenza di un clima teso e montarlo a più non posso. Ben inteso il clima è quello che è, e non puo' essere diversamente visto che la disoccupazione supera l'11 percento ( tra disoccupati e cassa integrazione) in presenza di una classe politica paralizzata. E qui ovviamente il secondo paralogismo: Belpietro ha subito un attentato (ormai è scontato dai resoconti farlocchi) , il Clima assomiglia a quello degli anni '70, quindi Belpietro (e altri) sono obbiettivi della montatnte intolleranza verso le libere opinioni. Questa ragionamento effettua molti salti logici, ma l'unanimità dei giudizi della stampa lo rende realtà. Come ogni campagna stampa.

A Rignano il ragionamento era simile ma i presupposti diversi: i pedofili stanno negli asili, il lassismo non si cura nemmeno dei bambini, dobbiamo inasprire i poresidi di sicurezza. Farlocco Rignano, farlocco Belpietro; stesso meccanismo della paura, perchè da tempo in Italia non si governa, ma si contiene ogni cosa dispensando paura.

Quando si scoprirà (per Belpietro è meno certo che per Rignano) che la vicenda di questi giorni è una bufala mediatica ben poco resterà dell'affidamento di credibilità che già ora è affidato alla carta stampata.
Ma c'è poco da sperare in generale visto che nella stessa società italiana ormai è solo una guerra per bande, l'impoverimento è crescente e la classe politica è impotente, corrotta quanto autoreferenziale.

Per il momento resta quest'impressione da basso impero in cui nemmeno la teorica indipendenza del giornalismo sa sfuggire, nè a conti "sui fatti" vuole sfuggire.

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